Halloween nel mondo e nelle regioni italiane

Oggi Halloween è la festa più celebrata nel mondo subito dopo il Natale: tale ricorrenza rappresenta uno dei fenomeni culturali e commerciali più straordinari dell'economia globalizzata. Già dai primi anni del XXI secolo non era più un problema trovare a Tokio, Helsinki o Sidney zucche intagliate e illuminate, materiale in tema e tutto l'occorrente per organizzare un perfetto party dell'orrore. Oggi più che mai, Halloween è una festa che unisce popoli e genti nelle più lontane e diverse parti del mondo.
Nell'Europa centro-meridionale la festa è meno sentita rispetto agli Stati Uniti, ma di sicuro negli ultimi anni la sua popolarità è in crescita, soprattutto tra le nuove generazioni, cresciute a suon di cartoni animati e programmi televisivi, che le hanno "istruite" a questa diversa tipologia di festa, magari un po' macabra ma decisamente divertente!
Però, non in tutto il mondo Halloween è una festa ben vista. Ad esempio, in Malesia le autorità islamiche minacciano continuamente i musulmani intenzionati ad accendere le zucche: "Halloween è una festa cristiana sulla morte e contro gli insegnamenti dell'Islam", ha dichiarato più volte il Consiglio Nazionale della Fatwa malese sul suo sito.
Ecco una carrellata di come viene festeggiato Halloween nelle varie parti del mondo al di fuori degli Stati Uniti.

Irlanda
L'Irlanda è il paese in cui è nata la tradizione di festeggiare Halloween.
Anticamente, i Celti accendevano fuochi, facevano lanterne con le rape e le barbabietole, si mascheravano e danzavano per tenere lontani gli spiriti e le streghe.
Si usava dare il benvenuto ai fantasmi dei defunti, che tornavano al mondo dei vivi per ritrovare i parenti nella loro casa, decorata apposta per la loro visita.
Ancora oggi, nelle zone rurali del Paese vengono accesi dei falò come un tempo facevano i Celti, e i bambini si vestono in costume per passare la serata al grido di "trick-or-treat" nei loro quartieri: essi sono soliti intagliare patate, barbabietole o zucche e bussare alle porte, chiedendo dolci o soldi. Dopo la visita dei piccini, la maggioranza delle persone partecipa a feste con i vicini e gli amici, durante le quali si praticano molti giochi, cacce al tesoro con dolci o pasticcini utilizzati come tesoro. Il cibo tradizionale che viene consumato in queste feste è chiamato "barnbrack", una sorta di torta alla frutta.

Scozia
Halloween è una festa di origini celtiche (solo in un secondo momento la festività venne accettata e riconosciuta dai Cristiani come Ognissanti), e non è quindi un caso che in questo Paese la sua ricorrenza sia celebrata in grande stile.
La tradizione vuole che i bambini vadano di casa in casa, esigendo dolcetti al grido di "dolcetto o scherzetto". 
In Scozia la zucca non è la protagonista. I bambini intagliano facce mostruose nelle rape o nelle patate, ci mettono dentro una candela e girano per le case dei vicini, sperando di raccogliere il più possibile. Le bambine, invece, devono sbucciare una mela davanti ad uno specchio e con un solo taglio continuo: solo in questo modo potranno vedere il loro futuro marito riflesso nello specchio.

Gran Bretagna
Originariamente, Ognissanti era una festa dell'abbondanza, perché segnava sul calendario la fine dell'anno del contadino. Le dispense erano piene, le greggi al riparo e si preparava un periodo di riposo e di vacanze invernali. Halloween era una festa allegra e gioiosa, caratterizzata da spettacoli di strada, travestimenti, buon cibo, canti e filastrocche. Brigate di mendicanti si improvvisavano artisti di strada e chiedevano l'elemosina in cambio della loro esibizione. Halloween era un appuntamento spensierato con il divertimento e la beneficenza.
Un'altra usanza era quella di lanciare oggetti (come pietre, verdura, noci, ecc…) in un falò per spaventare gli spiriti. Questi sacrifici simbolici venivano anche impiegati come strumenti di divinazione. Se un sasso gettato nelle fiamme durante la notte non era più visibile al mattino, allora si credeva che la persona che aveva gettato il sasso non sarebbe sopravvissuta un altro anno. Se i dadi gettati nelle fiamme, da giovani amanti, esplodevano, significava un probabile matrimonio litigioso.
Anticamente, le lanterne venivano costruite scolpendo delle grosse rape, e servivano per scacciare gli spiriti maligni.
Con l'avvento della Riforma protestante, le tradizioni celtiche si affievolirono: furono eliminati i santi e il servizio per i morti iniziò a essere considerato una sorta di stregoneria. Da quel momento, nel mondo protestante e soprattutto calvinista, qualsiasi anima spuntasse fuori dai cimiteri non era più il benevolo fantasma di un congiunto, ma il pericoloso spirito di un demone.
Oggi, come nella tradizione antica, i bambini sono soliti confezionare dei pupazzetti (chiamati "Punkies"), intagliando le barbabietole, e girano per le strade con queste lanterne cantando la canzone Punkie Night Song. Poi bussano alle porte e chiedono soldi o dolci. Per questa ricorrenza si prepara un dolce speciale, che viene lasciato la notte per gli spiriti o regalato ai bambini quando bussano per il trick-or-treat.

Svezia
In Svezia Halloween è conosciuta come "Alla Helgons Dag". Celebrata dal 31 ottobre fino al 6 novembre (giorno dedicato al re Gustav Adolfsdagen), Alla Helgons Dag commemora i morti in modo molto allegro.
Qui Halloween è una ricorrenza del tutto particolare. Il 5 novembre, al calar del tramonto, migliaia di persone si riuniscono in luoghi solenni come Skogskyrkogården, il cimitero nel Bosco, per prender parte a una cerimonia autentica e profondamente sentita. Dichiarato patrimonio mondiale dell'UNESCO per la sua particolarità ed unicità, il cimitero è avvolto da un'atmosfera magica e di grande suggestione, immerso in 100 ettari di bosco di conifere secolari e in un silenzio senza tempo. Durante la cerimonia, i visitatori depongono ghirlande di pino e candele in onore dei morti ai piedi di un albero secolare, per poi restare in raccoglimento a ricordare i loro cari scomparsi.
"Trick or treat!" in svedese si dice "Bus eller godis!" ed è la parola d'ordine di questo Carnevale autunnale fatto di abbuffate, buffonate e spensierati festeggiamenti.

Finlandia
Visto che in Finlandia non si celebra il Carnevale, il primo sabato di novembre (pyhäinpäivä) viene "preso in prestito" Halloween dalla cultura anglosassone. Ovunque in città ci sono feste, e le discoteche sono piene di qualsiasi personaggio immaginabile.

Belgio
In Belgio, l'usanza della notte di Halloween è quella di accendere delle candele in memoria dei parenti defunti.

Francia
Anche se Halloween è considerato una sorta di Carnevale d'autunno, il sindaco di Vendargues, un paese del sud della Francia di circa 6.000 abitanti, nel 2014 ha emesso un'ordinanza, con la quale si vieta di vestirsi da clown per la notte del 31 ottobre. Precisamente, nessun abitante più grande di 13 anni può usare una maschera da pagliaccio. Il divieto del primo cittadino è una misura anti-gang, con il fine di proteggere i bambini che bussano alle porte delle case per il tradizionale "dolcetto o scherzetto" da qualche pericoloso clown malintenzionato. Le persone che violano la legge vengono arrestate e incriminate. Un divieto di questo genere può sembrare estremo, ma è figlio di un timore concreto. In passato è capitato, in occasione di Halloween, che dei finti pagliacci, armati con coltelli e mazze, abbiano terrorizzato i pedoni nel centro della città o addirittura preso a botte il malcapitato di turno.
Nelle maggiori città francesi, tra cui Parigi e Bordeaux, dei volontari hanno organizzato delle ronde anti-clown.

Germania
In Germania, invece, la tradizione vuole che in questa notte vengano riposti i coltelli per non ferire gli spiriti che ritornano.

Austria
Nella notte di Halloween esiste la tradizione di lasciare pane, acqua e una lampada accesa sul tavolo della cucina prima di coricarsi, per dare il benvenuto alle anime dei morti che ritornano sulla terra. Da sempre, per gli austriaci, Halloween è una notte ricca di forti energie cosmiche.

Slovacchia
In Slovacchia, invece, vengono posizionate alcune sedie davanti al caminetto nella notte di Halloween. C'è una sedia per ogni membro della famiglia in vita ed una per ciascun defunto.

Ungheria
In Ungheria gli orfani vengono invitati a passare la giornata con una famiglia. Al termine vengono regalati loro dei giocattoli e dei dolci.

Canada
Anche se Halloween oggi è celebrata in molte zone del pianeta, è soprattutto in Nord America e Canada che mantiene il suo più alto livello di popolarità.
Le moderne celebrazioni di Halloween iniziarono con l'arrivo degli immigrati scozzesi e irlandesi nel XIX secolo. La tradizione di intagliare le zucche, la classica pratica del "trick-or-treat" nel vicinato, l'usanza di decorare le case con pannocchie di mais e la tradizione di mettere i "Jack-O'-Lantern" dietro i vetri delle finestre nacquero proprio in quel periodo.

America Centrale
Ma Halloween non è solo patrimonio anglosassone: tra le nazioni di lingua spagnola questa festa è conosciuta come "El Dia de los Muertos". Nonostante il nome, si tratta di una ricorrenza gioiosa e felice, un tempo per ricordare in modo allegro amici e parenti defunti. Ufficialmente commemorati il 2 novembre (Giorno dei Morti), i tre giorni di festeggiamenti iniziano la sera del 31 ottobre.
Secondo le credenze popolari, il giorno del 1° novembre tornano le anime dei bambini, mentre il 2 quelle degli adulti. In entrambi i giorni si preparano una serie di celebrazioni, in cui i feticci e gli oggetti sacri sono i protagonisti, come teschi (sulla cui fronte viene inciso il nome del morto) e maschere non spaventose.
Messico, Guatemala, Perù, El Salvador, Colombia, Venezuela, Nicaragua, Honduras, Costa Rica ed Ecuador sono le nazioni in cui questa festa è maggiormente sentita. In questi Paesi è consuetudine, oltre a visitare i cimiteri, addobbare le tombe con fiori, oltre che depositare sulle stesse giocattoli (nel caso in cui il defunto sia un bambino) o alcolici.

Messico
In Messico, nel giorno di Halloween, si fanno grandi festeggiamenti e si preparano giochi, decorazioni e dolci tipici, come gli scheletri e i teschi di zucchero o il pane speciale.
Come anche in altre nazioni latino-americane, i parenti mettono in ordine le tombe dei familiari defunti, tagliando l'erba, riparando le muratura e dipingendo i sepolcri. Le tombe vengono adornate di fiori, corone e festoni di carta.
Il 2 novembre, poi, i parenti si riuniscono presso la tomba e fanno un bel pic-nic commemorativo, anche con uso di tequila.
Spesso una persona viva viene posta all'interno di una bara, che viene poi fatta sfilare per le strade con un lancio di frutta, fiori e caramelle.
In alcune abitazioni è ancora consuetudine preparare l'altare dei morti: tale manufatto viene arricchito con immagini del defunto, una croce, un arco e incenso. Tale altare servirebbe a favorire il ritorno degli spiriti alla loro dimora terrena.
In Messico, durante l'autunno, innumerevoli farfalle monarca ritornano nelle foreste di abeti sacri, rinnovando così un'antica convinzione degli Aztechi, secondo la quale tali farfalle non erano altro che gli spiriti degli antenati morti.

Cina
In Cina la festa è conosciuta come "Teng Chieh". Cibo e acqua vengono posti di fronte alle fotografie di familiari defunti, mentre fuochi e lanterne si accendono per illuminare i sentieri agli spiriti nel loro viaggio sulla terra. Nei templi buddisti i fedeli creano delle barche di carta, alcune delle quali sono molto grandi, che vengono poi bruciate nelle ore serali. Lo scopo di questa usanza è duplice: sia come ricordo dei morti sia per liberare gli spiriti dei cosiddetti "Preta", in modo che essi possano ascendere al cielo. I Preta sono degli spiriti che vagano inquieti.
La celebrazione a Hong Kong è conosciuta come "Yue Lan" (il "Festival degli spiriti affamati"), un momento in cui si crede che gli spiriti vagano per il mondo per circa 24 ore. In questo periodo, alcune persone bruciano immagini di frutta o di denaro, credendo che esse possano raggiungere il mondo delle anime e quindi confortare i fantasmi.

Giappone
I giapponesi celebrano, invece, l'"Obon Festival", noto anche come "Matsuri" o "Urabon", una ricorrenza simile alla festa di Halloween in quanto è dedicata agli spiriti degli antenati. Durante l'Obon Festival si preparano alimenti speciali e vengono appese brillanti lanterne rosse. Sono previste anche le "lanterne galleggianti", che possono essere lasciate sui fiumi ed in mare. Durante questa solenne celebrazione si accende un fuoco ogni notte per mostrare ai propri antenati dove si trovano le loro famiglie.
Il Festival di Obon, però, cade nel periodo estivo e si svolge nei mesi di luglio o agosto.

Corea
In Corea esiste un festival simile ad Halloween, conosciuto con il nome di "Chusok". E' in questo momento che le famiglie ringraziano i loro antenati per i frutti del loro lavoro, visitando le loro tombe e facendo offerte di riso e frutta.
Anche il festival di "Chusok", però, si svolge nel mese di agosto ed è, quindi, poco correlabile alla tradizione delle zucche.

Filippine
In questo paese asiatico è consuetudine abbellire le tombe dei propri cari, oltre che offrire preghiere per tutti i defunti.

Le tradizioni italiane
Poi vi sono diverse tradizioni tutte italiane, rotolate fino a noi attraverso i secoli,  che raccontano come si viveva (e si vive) questa notte speciale, ovvero quando i morti tornano a casa per dissetarsi e nutrirsi, per allontanare la malvagità, per giocare a carte, per assistere alla Messa o per recitare il Santo Rosario lungo le vie del paese. Sono tante le credenze nelle diverse zone d'Italia. Tutte, comunque, hanno una ispirazione di fondo che le accomuna: quella di sentire sempre più vicino il mondo dei morti e continuare a mantenere forti legami con i propri cari defunti.
È consuetudine nel giorno dedicato al ricordo dei morti visitare i cimiteri locali e portare in dono fiori sulle tombe dei propri cari. In molte località italiane è diffusa l'usanza di preparare alcuni dolciumi, chiamati "Dolci dei Morti", per celebrare la solenne giornata.
Ormai anche la festa americana di Halloween è esplosa in Italia, colpa, probabilmente, di una generazione cresciuta a pane e telefilm americani, oppure di un'accurata operazione commerciale su scala globale. Ad ogni modo, da qualunque prospettiva la si guardi, Halloween è una festa affascinante e misteriosa, che coinvolge grandi e piccini in una sorta di Carnevale autunnale a tema macabro.

Basilicata
In molte località dell'Italia Meridionale è segnalato il tema del ritorno dei morti non solo la notte di Ognissanti, ma anche nei giorni successivi al decesso: nel comune di Venosa, in provincia di Potenza, ad esempio, dopo che il cadavere è stato portato al cimitero, i parenti abbandonano la casa per un giorno ed una notte per permettere al morto di tornare a rifocillarsi.
Ad Umbriatico, in provincia di Catanzaro, per la commemorazione dei defunti si preparano per i poveri le "pitte collure", speciali focacce di pane lievitato cotte al forno.

Sicilia
In Sicilia si crede che a celebrare la Messa dei morti siano condannate le anime dei preti che un tempo ingannarono i fedeli, non celebrando (per avidità di guadagno) le Messe per cui avevano ricevuto le elemosine. Queste anime devono celebrare ogni anno una Messa fino a quando non avranno adempito al loro obbligo. Le loro Messe vengono ascoltate da quei morti che, per pigrizia o negligenza, non parteciparono alle Messe quand'erano in vita: i Siciliani le chiamano appunto "Misse scurdate" ("Messe dimenticate").
Mentre a Catania si racconta di morti che passeggiano in processione per le strade recitando il Rosario, a Salemi, in provincia di Trapani, si dice che la Messa dei morti sia celebrata tra le ore di mezzogiorno ed il vespro: quando suonano le campane, chiunque entra nella chiesa e vede il volto cadaverico di un prete deve fuggire immediatamente, facendosi il segno della croce, altrimenti non sopravvivrà.
A Modica, in provincia di Ragusa, si crede che per i tre giorni successivi alla sepoltura il morto rientri a casa per sfamarsi con pane e dissetarsi con acqua: per tale motivo, i parenti gli lasciano di notte la porta di ingresso socchiusa e puntellata con una sedia, sulla quale viene posato del pane fresco in abbondanza. In diversi comuni intorno all'Etna, poi, si riferisce che i defunti, dopo aver girovagato per i sentieri più spopolati, diventano formiche per poter entrare, attraverso le fessure, nelle case dei loro cari a nutrirsi.
In Sicilia, la commemorazione dei defunti ha anche un proprio cibo speciale: si infornano dei panini dolci a forma di mani intrecciate, chiamati "Le mani", e si preparano "Le dita di apostolo", ossia dei dolci di marzapane a forma di dita. Il dolce di marzapane a volte viene chiamato anche "ossa dei morti" per la sua forma. Tipicamente siciliano, esso è diffuso anche in Calabria, nel Padovano e nel Cremonese. Altri dolci tipici siciliani sono a forma di bambole, bambolotti, statuette (pupi) di zucchero solidificato al forno e colorato a mano; nel periodo dei morti, le vetrine delle pasticcerie e le bancarelle sono piene di dolci fatti con pasta di mandorle e dolci a forma di frutta coloratissima, la "frutta martorana" o "pasta reale". Sono questi i dolci che a Palermo i bambini buoni trovano la mattina del 2 novembre insieme ad altri regali, mentre ai cattivi saranno riservati aglio, carbone e scarpe rotte. La leggenda racconta, infatti, che nella notte tra il 1° e il 2 novembre i defunti della famiglia lasciano la loro dimora per scendere in città a rubare ai più ricchi pasticceri, ai mercanti e ai sarti, tutto quello che hanno intenzione di donare ai loro parenti fanciulli che sono stati buoni nell'anno e li hanno pregati con certa devozione. La notte, mentre i morti girano per la casa per consegnare i regali, i bambini devono dormire; se sono svegli ti "cattigghiunu i pedi" ("graffiano i piedi"). Al mattino, parte la caccia alle bambole, ai fucili, ai cesti di taralli, ai pupi di zucchero, ai vestiti e dolci vari. Questa è una tradizione che si è coltivata nel tempo per indurre la familiarità con la morte e con il mondo degli antenati.

Calabria
Secondo la cultura tradizionale di molte località italiane, la notte del Giorno dei Morti le anime dei defunti tornerebbero dall'aldilà effettuando delle processioni per le vie del borgo. In alcune zone del Sud Italia, conformemente a quanto avveniva nel mondo anglosassone in occasione della festa di Halloween, era tradizione scavare e intagliare le zucche, per poi porvi una candela all'interno per utilizzarle come lanterne.
In diversi paesi dell'Aspromonte, in Calabria, si credeva che in autunno i morti tornassero per un mese intero: le famiglie mettevano ogni sera sul tavolo un piatto ricolmo di cibo, la bottiglia del vino e una brocca d'acqua; in qualche paese si lasciava addirittura un mazzo di carte da gioco, affinché i defunti potessero ancora assaporare i passatempi della vita.
A Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia, è viva la tradizione del "Coccalu di muorto": i ragazzini, dopo aver modellato le zucche, bussano agli usci delle case o fermano la gente per strada, tenendo in mano le loro creazioni intagliate, esordendo con la frase: "Mi lu pagati lu coccalu?" ("Me lo pagate il teschio?").
Le famiglie di Cosenza, invece, mandano ai loro morti il cibo preferito attraverso i disperati: lo preparano al mattino presto per offrirlo al primo povero che passa davanti alla loro casa, il quale lo consegnerà al defunto che, nel frattempo, si è messo in cammino per raggiungerlo.
Nel comune di Paola, in provincia di Cosenza, il 2 novembre si distribuiscono ai poveri dei fichi secchi: gli stessi nutriranno anche i morti, usciti dal cimitero nel giorno della loro celebrazione per cibarsene.

Puglia
A Orsara di Puglia, un piccolo paese montano della provincia di Foggia, la notte tra l'1 e il 2 di novembre si celebra l'antichissima notte del "fucacost" ("fuoco fianco a fianco"): davanti a ogni casa vengono accesi dei falò con rami di ginestra per illuminare la strada alle anime del Purgatorio, che in quella notte tornano a far visita ai vivi. Sulla brace di questi falò si è soliti cucinare della carne, che viene mangiata in strada ed offerta ai passanti. Per strada si banchetta anche con il grano bollito, addolcito con vino cotto, cipolle, uova e castagne cotte sotto la cenere.
Nella giornata del 1° novembre, nella piazza principale di Orsara di Puglia si svolge, inoltre, la tradizionale gara delle zucche decorate, chiamate "cocce priatorje" ("teste del Purgatorio", intese per anime del Purgatorio).
A Giovinazzo, in provincia di Bari, a mezzanotte del 31 ottobre si appongono dei ceri davanti alle fotografie dei propri defunti, i quali resteranno accesi per tutta la notte, affinché la loro luce guidi i cari trapassati nelle loro case a trovare i parenti vivi. I componenti della casa sono soliti preparare per gli "ospiti" anche un sontuoso banchetto con i loro cibi preferiti.
Molte contadine della provincia di Brindisi raccontano di essere andate, di notte, ad assistere ad una Messa non programmata. A funzione iniziata, notarono che tutti i presenti erano senza naso, anzi, erano dei veri e propri scheletri. Gli scheletri dicevano alle malcapitate: "Questa non è la tua Messa, comare". E allora le donne fuggirono via.
A Massafra, in provincia di Taranto, invece, gli anziani raccontano che la notte del 31 ottobre i morti escono in processione dal cimitero, percorrendo le vie del paese vecchio con il dito acceso a mò di candela. Sono agghiaccianti alcuni particolari. Si narra di anime del Purgatorio entrare in chiesa per la Santa Messa e di un uomo in carne ed ossa: quando il povero vivo si accorse che il prete non aveva il naso venne sopraffatto dalle anime.

Campania
Nella sera del 1° novembre tutte le famiglie dell'Irpinia aspettavano il ritorno dei cari estinti, che, secondo le credenze della tradizione contadina, nella notte sarebbero passati a visitare i luoghi a loro cari.
Durante questi giorni, in un passato non molto lontano, i ragazzi si divertivano a trasformare le zucche in teschi, illuminandone l'interno con un lumino od un cero; nel corso della mattinata del 2 novembre, essi giravano per le case chiedendo legumi lessi e dicendo:
Cicce cuott appe l'ànema re li muort
e cicce crúre appe núie creiatúre!
e si nun-ge ne vuoie ra',
chi te puozz scàura'!
cícere  aggrappuleiàte,
appe l'ànema re li suldàte;
cícere arrestúte,
appe l'ànema re li curnúte.

(Chicchi cotti per le anime dei morti
e chicchi crudi per noi bambini!
e se non ce ne vuoi dare,
che ti possa scottare!
ceci raggrinzati,
per l'anima dei soldati,
ceci abbrustoliti,
per l'anima dei cornuti.)
In molte zone della Campania le donne avevano (e hanno ancora oggi) la tradizione di preparare il cibo per i morti. A Napoli si pensava che per il 1° novembre i cadaveri venissero tirati fuori dalle bare e poi "travestiti".
In Campania, secondo l'antica tradizione culinaria partenopea, in occasione della ricorrenza di Ognissanti e della Commemorazione dei defunti, si prepara il cosiddetto "Torrone dei morti", così chiamato in onore di Antonio da Casoria.
Tradizione vuole che il "Torrone dei morti" sia preparato per accogliere gli avi che tornano in vita proprio il giorno dei morti. Esso rappresenta anche un dono che i defunti stessi, a loro volta, offrono dal cielo. Si tratta di un torrone diverso da quello classico, la cui forma ricorda la cassa del defunto: l'ingrediente base è il cioccolato, fondente per la coperta ed al latte o bianco per l'interno. Si aggiungono le nocciole ed una crema per addensare. Oltre al classico gusto alla nocciola, ci sono molte varianti: al caffè, alle mandorle, ripieno di riso soffiato, al cocco, al pistacchio e così via. Deciso nel gusto croccante delle nocciole intere, ma allo stesso tempo morbido in bocca, sa conquistare i palati più ostici, tanto da meritare il soprannome di "Torrone resuscita morti". Un bel modo per "addolcire" una giornata che altrimenti sarebbe triste.

Lombardia
Nei dintorni del Lago di Como è tradizione fare dei falò e lasciar rotolare dai pendii delle colline ruote di carro e balle di fieno incendiate. Queste usanze, di chiara derivazione celtica, ricorrono più di una volta l'anno, una delle quali in autunno, più o meno in corrispondenza del giorno di Ognissanti.
Anche a Milano e in Brianza, un tempo, si usava intagliare delle zucche arancioni per inserirvi le candele sul fondo ed andare in giro a spaventare le vecchiette: queste zucche venivano chiamate "Lumere".
Si festeggiava a fine ottobre e per tre giorni (30, 31 ottobre e 1° novembre); come nella tradizione celtica, i bambini andavano di casa in casa a chiedere noci, nocciole o castagne. A casa si dovevano lasciare sul davanzale delle finestre una ciotola di latte, un bicchiere di vino rosso e del cibo per i defunti.
A Boffetto di Piateda, in provincia di Sondrio, si racconta ai piccoli che il 1° novembre, a mezzanotte in punto, i morti escono dal cimitero in processione con una candela in mano, diretti verso la chiesa del paese. Prima di rientrare in cimitero, si trattengono qualche minuto nelle loro case: per questo, sul tavolo della cucina, vengono lasciate delle castagne. Chi ha il coraggio di guardare i morti, vedrà solo i lumini: i loro corpi sono trasparenti. Si narra che un falegname coraggioso si intrufolò fra di loro e, invece di una candela, si trovò fra le mani un osso di morto.
In altri paesini lombardi, si lascia in cucina un vaso d'acqua fresca perché i morti possano dissetarsi. Nelle campagne cremonesi ci si alza al mattino presto e si rassetta subito il letto, in modo che lo spirito del defunto possa riposare qualche ora a casa sua.
In Lombardia è usanza mangiare dei dolci particolari per la ricorrenza dei defunti, chiamati appunto "Pan dei morti".

Friuli
In Friuli, invece, si ritiene che i morti vadano in pellegrinaggio nei santuari e nelle chiese lontane dai centri abitati, sempre di notte: i racconti parlano di defunti che escono dai cimiteri vestiti di bianco e con scarpe di seta, avvolti nel lenzuolo funebre. Chi dovesse entrare in chiesa durante una di queste visite, morirebbe al canto del gallo.
Anche in Friuli si lascia un lume acceso, un secchio d'acqua e un po' di pane per i defunti.

Trentino Alto Adige
In Trentino si suonano le campane per richiamare le anime che tornano e osservano i loro cari dalle finestre delle case: per questo si è soliti lasciare il fuoco acceso.

Piemonte e Valle d'Aosta
In Piemonte e in Valle d'Aosta, le famiglie, dopo il vespro si recano al gran completo in visita al cimitero, abbandonando discretamente le case, perché le anime dei trapassati possano rifocillarsi a loro agio: durante questo banchetto, i morti parlano fra loro, predicendo l'avvenire dei propri congiunti.
La sera di Ognissanti, ossia alla vigilia del Giorno dei Morti, è vivo il costume di radunarsi a recitare il Rosario tra i parenti e a cenare con le castagne; finita la cena, la tavola non viene sparecchiata: rimane imbandita col resto avanzato, perché sicuramente verranno i loro cari defunti a cibarsene.

Veneto
In alcune aree del Veneto si tramanda che, più che per mangiare e bere, i morti tornino per riposare: nelle campagne intorno a Vicenza, la mattina del 2 novembre le donne si alzano più presto del solito e si allontanano dalla casa dopo aver rifatto i letti per bene, perché le povere anime del Purgatorio possano trovarvi riposo per l'intera giornata.
Fino all'inizio degli anni '60 la "Suca Baruca" (la zucca illuminata) veniva esposta in tutte le case secondo l'antica usanza celtica.

Emilia-Romagna
In Romagna, terra di Galli (e quindi Celti), persistono usanze (soprattutto nelle campagne) legate all'antichità, quando si pensava che nella notte di Samhain il mondo dei vivi toccasse per un istante quello dei morti e fosse possibile vedere i propri cari defunti camminare nei dintorni delle proprie abitazioni. Nel passare alla cultura cristiana, e ancora oggi, durante l'Ottavario dei morti (settimana di preghiere speciali per i defunti) si usa accendere ceri in casa davanti alle immagini dei propri defunti, spesso utilizzando le candele benedette per la Candelora (ricorrenza di febbraio che ricorda la "presentazione di Gesù al tempio").
Durante la notte di Ognissanti, i bambini vanno di casa in casa a chiedere la "carità di Murt", un'antica consuetudine dei poveri che solevano chiedere del cibo per poter calmare le anime dei defunti.

Toscana
Nella provincia di Massa Carrara la giornata è l'occasione del "bèn d'i morti", con il quale in origine gli estinti lasciavano in eredità alla famiglia l'onore di distribuire cibo ai più bisognosi, mentre chi possedeva una cantina offriva ad ognuno un bicchiere di vino. Ai bambini veniva messa al collo la sfilza, una collana fatta di mele e castagne bollite.
Nella zona del monte Argentario (Grosseto) era tradizione cucire delle grandi tasche sulla parte anteriore dei vestiti dei bambini orfani, affinché ognuno potesse metterci qualcosa in offerta (cibo o denaro). Vi era, inoltre, l'usanza di mettere delle piccole scarpe sulle tombe dei bambini defunti, perché si pensava che nella notte del 2 novembre le loro anime (dette "angioletti") tornassero in mezzo ai vivi.

Abruzzo
In Abruzzo si lascia la tavola apparecchiata e si accendono lumini alle finestre, tanti quante sono le anime dei defunti. I bambini vanno a dormire con un cartoccio di fave e confetti, una rappresentazione del legame tra generazioni passate e future.
Si narra che, durante le ore notturne, i morti si radunano in chiesa per sentire la loro Messa, la cosiddetta "Messa dei morti", e se qualcuno entra in chiesa mentre si celebra questa funzione corre il pericolo di restare soggiogato dalla morte. Questa credenza è particolarmente diffusa tra le popolazioni contadine, soprattutto nelle zone rurali attorno a Pescara. Ecco i dettagli di questa leggenda.
"Una fornaia, alzatasi di buon'ora, andava ad accendere il forno. Nel passare davanti ad una chiesa, che vide rischiarata, pensò che si stesse celebrando la Messa e vi entrò. La chiesa era illuminata e piena di gente. Inginocchiatasi, una sua comare, già morta, le si avvicinò dicendo: "Comare, qui non stai bene, va' via. Siamo tutti morti e questa è la Messa che si dice per noi. Spenti i lumi, moriresti dalla paura a trovarti in mezzo a tanti morti". La comare ringraziò e andò via subito, ma per lo spavento perse la voce."
In Abruzzo, dove la notte tra il 1° e il 2 novembre non si può andare a pesca, perché le reti pescherebbero al posto dei pesci solo teschi di morti, viene di solito offerto ai poveri del paese un piatto a base di ceci: nello stesso momento, si crede che i defunti si aggirano per le strade in cui sono vissuti, allontanando la malvagità.

Umbria
A Perugia c'è la "Fiera dei morti", che segna il passaggio tra la bella stagione e l'inverno. Si mangiano gli "Stinghetti dei morti", ossia dei dolcetti a forma di fave.

Liguria
In Liguria si preparano i "bacilli" (le fave secche) e i "balletti" (le castagne bollite). Alla vigilia di Ognissanti, i bambini si recano di casa in casa per ricevere il "ben dei morti", che consistono in fave, castagne e fichi secchi.   

Lazio
Un tempo, in alcune città come Roma, si andava al cimitero per il pranzo, con la tovaglia stesa accanto alla tomba (in Bolivia lo fanno ancora, e i ragazzini si appartano tra le tombe per fare l'amore).

Sardegna
In tutta la Sardegna, il 31 ottobre era diffusa l'usanza di distribuire ai bambini dei pani a forma di corona, in nome delle anime del Purgatorio. Questa festa veniva chiamata con vari nomi: "is Animeddas" e "is Panixeddas" nel sud dell'isola, "Su 'ene 'e sas anima" o "su Mortu Mortu" nel Nuorese, "su Prugadòriu" in Ogliastra, e via dicendo. Quella stessa sera come cena si mangiava la pastasciutta, e ognuno doveva lasciarne nel piatto una parte per "Maria punta boru", una vecchietta che la notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre passava a mangiarsela (secondo la leggenda, se ella trovava il piatto vuoto, prendeva il suo uncino, il "punta boru", e con esso avrebbe bucato la pancia di un familiare della casa pur di avere la sua pasta).
Nei villaggi della Sardegna i bambini si vestono da fantasmi e vanno a chiedere di porta in porta qualche dono per le "piccole anime": le formule utilizzate in lingua sarda per chiedere "dolcetto o scherzetto" sono: "seus benius po is animeddas", "mi das fait po praxeri is animeddas", "seu su mortu mortu", "carki cosa po sas anima", "peti cocone", e altre ancora a seconda del paese e della variante linguistica utilizzata. E mentre oggi i fantasmi e le piccole anime ritornano a casa con cioccolatini, lecca-lecca e merendine, una volta era più comune che alle richieste dei piccoli gli adulti preparassero e regalassero i dolci tipici del periodo come ad esempio il "pabassinas", l'"ossus de mortu" e il "pani de sapa", a cui venivano aggiunti altri doni come le melagrane, le castagne e la frutta secca. Da non dimenticare il lavoro certosino sulle zucche, che venivano trasformate in facce spiritate ed utilizzate per fare scherzi e spaventare i più piccoli.

Nelle tradizioni popolari sono spesso i poveri a portare nutrimento e messaggi ai defunti, perché considerati immuni dal contagio della morte. Infatti, in occasione della Festa dei Morti, in Veneto si distribuiscono le fave ai bisognosi, mentre in Piemonte si offrono ai poveri gli avanzi della cena o una scodella di legumi fatti cuocere in memoria dei trapassati.
I racconti e le leggende come quelle appena raccontate sono espressione di credenze popolari, che rimandano alla tendenza tipicamente umana di accostarsi con rispetto e timore ad una dimensione ultra-terrena, che affascina e allo stesso tempo si teme. In occasione della Festa dei Morti, la dimensione ignota diventava più evidente e si sentiva il bisogno di esorcizzare le paure con racconti e credenze, in cui si concentravano le paure collettive, prima di andare al cimitero a riallacciare, con animo più sereno, i contatti con chi ormai aveva terminato il suo viaggio su questa terra.

(da "La ruota dell'anno" - di Lucky)





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